Dalla vasculite alla setticemia, paziente salvata in extremis dall’angiologo: i consigli dell’esperto
tratto dal sito LECCESETTE
Oggi partiamo dalla storia di una vasculite trascurata che poteva essere fatale per una donna, perché si stava trasformando in setticemia. Luciano Allegretti, angiologo specializzato nel trattamento delle ulcere vascolari, Direttore Scientifico del Centro di Medicina Subacquea ed Iperbarica NIKE srl – Lecce e operativo anche nel Poliambulatorio Calabrese di Cavallino, è il protagonista positivo di questa storia. L’argomento è molto attuale perché di recente è stato trattato e salvato lo scrittore e professore Manfredi proprio in camera iperbarica. Le vasculiti, infatti, possono avere effetti molto gravi su alcuni pazienti: possono provocare ulcere cutanee e ulcere vasculitiche.
La vasculite può essere scatenata da alcune infezioni o farmaci, oppure può manifestarsi per motivi non ancora chiariti. I sintomi con cui si manifesta questa patologia possono essere febbre o affaticamento, seguiti da altri segnali, a seconda degli organi colpiti. La diagnosi può essere confermata da una biopsia su un campione di tessuto prelevato dall’organo colpito, al fine di rilevare l’infiammazione dei vasi sanguigni. La vasculite è una malattia che interessa tutte le fasce di età: spesso, per curarla, vengono utilizzati corticosteroidi e altri farmaci che sopprimono il sistema immunitario, per ridurre l’infiammazione ed alleviare i sintomi.
INTERVISTA ALL’ANGIOLOGO LUCIANO ALLEGRETTI
Dottore, prendiamo spunto da un caso di vasculite particolarmente difficile che Lei ha risolto. Una signora leccese si è rivolta a Lei proprio in tempo per evitare una probabile setticemia, infezione che può portare alla morte. Sono ricorrenti questi casi? Anche in questo caso il fattore tempo è fondamentale, vero?
“Comincio col definire il concetto di vasculite: questa condizione infiammatoria identifica un ampio gruppo di patologie dei vasi sanguigni caratterizzate da infiammazione dei vasi sanguigni (grandi, medio, piccolo calibro), con reclutamento di cellule del sangue deputate all’attivazione dei processi infiammatori e successiva necrosi (morte) della parete dei vasi stessi. Il microcircolo cutaneo, quindi la cute, è sede frequente di tale disordine che dal punto di vista istologico si caratterizza con il quadro che tecnicamente si definisce ‘leucocitoclasia’. Esistono più tipi di vasculiti, classificate in base al calibro dei vasi interessati. Dal punto vista clinico, le lesioni cutanee più frequenti possono essere sia delle eruzioni rossastre (porpora palpabile) che delle aree di necrosi sino a creare la condizione ulcerosa, ovvero l’espressione di una occlusione o restringimento dei piccoli vasi cutanei, responsabili di fenomeni ischemici locali e spesso si tratta di complicanze evolutive del processo infiammatorio iniziale.
Solitamente queste lesioni cutanee croniche insorgono in maniera acuta e spesso anche bilateralmente negli arti inferiori sia sulla porzione di gamba, a volte sulle cosce, senza risparmiare le braccia o più raramente in altre parti del corpo con un dolore fortissimo associato a bruciore. Se trascurate e non correttamente curate, possono evolvere in lesioni sempre più profonde, infette e gangrenose, sino alla setticemia e morte del paziente”.
Cerchiamo di approfondire i disturbi vasculitici scatenati da un’infiammazione dei vasi sanguigni: quali sono le cause? L’uso improprio dei farmaci può essere davvero così determinante? Quanto conta la genetica nel trasferimento di questi problemi?
“Si calcola che solo il 5-8% delle lesioni ulcerative possano essere causate da una vasculite. Pertanto, in una larga parte delle cosiddette ‘ulcere microangiopatiche’, può essere sospettata una vasculite cutanea.
Non esistono vasculiti facili o difficili, ma si deve considerare la possibilità di ottimizzare la tempistica in cui vengano diagnosticate e trattate sia dal punto di vista medico e/o dal punto di vista chirurgico.
Le vasculiti, riconoscono un meccanismo patogenetico sia di tipo immunologico sia sono determinate da un danno diretto, di tipo tossico, ovvero indotto da particolari farmaci, che se individuati dallo specialista o dal medico di medicina generale devono essere sospesi o sostituiti”.
Le cause possono essere svelate dagli strumenti diagnostici?
“Una corretta anamnesi, un’attenta e mirata valutazione clinica, laboratoristica e diagnostica vascolare possono certamente individuare la causa. Pertanto, le manifestazioni cliniche associate ad esami di laboratorio mirati sono di grande ausilio alla corretta diagnosi e trattamento”.
Quali sono le diagnosi più moderne? Ci sono esami invasivi a cui sottoporsi?
“L’approccio terapeutico, è definito da linee guida dedicate, applicate dallo specialista ed è di tipo farmacologico, vulnologico (disciplina ultraspecialistica mirata al trattamento delle ulcere cutanee) e attraverso l’ausilio di terapie riconosciute dal mondo scientifico come l’ossigenoterapia iperbarica e la terapia nutrizionale contestualizzate in modo razionale”.
Cosa succede una volta diagnosticata la vasculite? La cura è personalizzata o esistono interventi standardizzati?
“Attraverso mia esperienza sto imparando a riconoscere e a dare importanza all’approccio multidimensionale e a migliorare, non solo gli aspetti tecnici, ma anche l’importanza e molte volte disatteso, del rapporto medico-paziente-familiari, fondamentale a migliorare la possibilità di remissione delle ulcere e il ripristino del benessere psico-fisico perso”.
Come cambia la vita dopo la terapia?
“La terapia medica di mantenimento deve essere sempre coadiuvata da un nuovo stile di vita, con sane abitudini alimentari, fisiche e psico-sociali, ricordando che l’obbiettivo primario è curare/gestire la malattia, ma il fine ultimo è fare il possibile per far riscoprire la bellezza del benessere e del vivere in salute”.
Gaetano Gorgoni
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